A garanzia di tutti i cittadini

by - gennaio 13, 2012


Ospitiamo volentieri su Coffee Break l'appello pubblicato mercoledì 11 gennaio 2012 sul Corriene della Sera, in risposta alle recenti "manovre di liberalizzazione" che, nella nostra opinione, non porteranno veri benefici a nessuno, se non ai poteri forti e alle grandi distribuzioni, ma che nel frattempo dipingono i professionisti come caste odiose da contrastare!


Siamo Architetti che vivono e lavorano in questo Paese.


L'Architettura rappresenta da sempre una delle più alte espressioni della cultura e della civiltà di un popolo. È la traduzione in spazi, superfici, paesaggi dell'anima profonda di un Paese. La storia millenaria delle nostre città e dei nostri borghi testimonia quanto sia importante la qualità e la bellezza dei luoghi in cui viviamo.

Per questo il diritto all'Architettura è un diritto di tutti.E di ognuno.
Deve essere salvaguardato. Come bene comune e non come espressione di una parte, di un gruppo o, peggio, di una corporazione.

Gli architetti lavorano a garanzia dei cittadini.

Eppure proprio in Italia l'Architettura è relegata ad un ruolo marginale nelle dinamiche sociali, culturali, politiche ed economiche del Paese.

Il progetto di Architettura non è il disbrigo di una pratica burocratica o una pura consulenza tecnica: è un'altra cosa. È il pensiero che sottende alla costruzione delle cose, è la pianificazione graduale del volto che assume il mondo in cui viviamo.

Far soccombere il “progetto” alle logiche della peggiore politica, della peggiore amministrazione, della convenienza economica di breve respiro e delle clientele, è molto rischioso. Per tutti.

Lo dimostrano, ogni giorno, le tragedie legate allo sfruttamento irresponsabile del territorio. Lo confermano gli scempi della mancata pianificazione urbanistica.
Lo raccontano i paesaggi devastati e lo squallore di tante periferie delle nostre città.
Noi vogliamo lavorare perché nel nostro paese si torni a “fare architettura”.
Perché tanti professionisti possano insieme ricominciare a immaginare e realizzare città, piazze, giardini, uffici, scuole, mercati.
E case in cui sia piacevole vivere.
Luoghi, in cui l'abitare sia sicuro.

È su questo che chiediamo alla politica di confrontarsi con noi. A garanzia di tutti i cittadini.
Noi non chiediamo difese d'ufficio.
Non ci interessano i privilegi di categoria. Il “protezionismo” professionale.

Crediamo sia venuto il momento di riscrivere le regole. Di individuare il senso profondo della professione di Architetto, i meccanismi di accesso alla professione, i codici del lavoro.

Alla politica chiediamo risposte precise.

A garanzia di tutti i cittadini.
Perché non ci interessa mantenere lo status quo.

Non difendiamo gli “ordini professionali” così come sono.

Sappiamo che per molti si è trattato di costruire sacche di privilegio e difese di interessi corporativi. Mentre, per altri, è stato complesso mediare tra l'obbligo di rappresentare interessi di categoria e la necessità di farsi interprete di ragioni collettive.
Non ci vogliamo sottrarre alle regole, alle verifiche, alla prova delle competenze, al rispetto di codici e deontologia. Sappiamo invece che chi ha il compito di progettare le trasformazioni fisiche del
territorio è depositario di una forte responsabilità etica nei
confronti della società.

Chiediamo che l'Architetto torni ad essere riconosciuto dalla società come colui che immagina, progetta, interpreta, il mondo che è e che sarà.
Che sia posto al centro del dibattito sulla costruzione del vivere e dell'abitare. Che abbia un ruolo e per questo gli vengano necessariamente attribuiti oneri e responsabilità ma anche centralità.
È su questo che chiediamo alla politica un confronto. Non rinviabile.

A garanzia di tutti i cittadini

Il Consiglio dell'Ordine degli Architetti P.P.C. di Roma e provincia
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